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giovedì 12 maggio 2016

Concetto di Ipoglicemia e Picco Glicemico

Partiamo da una qualche concetto di base: la stragrande quantità di quello che mangiamo contiene una quota, più o meno abbondante, di zuccheri, altrimenti detti "carboidrati".
Il ruolo di questi zuccheri, insieme alle altre sostanze nutritive dell'alimento, è di essere digeriti in zuccheri più semplici, assorbiti e utilizzati come energia o trasformati in scorte per i momenti di necessità dalle cellule dell'intero organismo.
La glicemia, ovvero la quantità di zucchero nel sangue, è mantenuta all'interno del range di normalità da due ormoni principali, entrambi prodotti dal pancreas. Lo scopo di entrambi gli ormoni è mantenere lo zucchero nel sangue a un livello abbastanza alto perché sia disponibile per organi a cui serve e sufficientemente basso per non fare danni.
Questi due ormoni sono la celebre l'insulina e il meno celebre glucagone.
I due ormoni hanno compiti diametralmente opposti: l'insulina è messa in circolo quando gli zuccheri nel sangue sono troppi e il suo segnale sulle cellule (quando sono in grado di rispondere correttamente) è quello di farci entrare lo zucchero, perché venga utilizzato. Il glucagone, invece, entra in azione quando gli zuccheri nel sangue cominciano ad abbassarsi.
Quando l'insulina non c'è (per mancata produzione, come tipico del diabete di tipo 1) o non funziona (nel caso d'insulino-resistenza, come tipico del diabete di tipo 2) si instaura una condizione di dannosa iperglicemia (senza che lo zucchero riesca ad essere utilizzato correttamente da tutte le cellule).
L'ipoglicemia (zuccheri troppo bassi nel sangue) è più difficile da ottenere per mancanza di ormoni (ne esistono altri, oltre al glucagone, che sono in grado di agire nello stesso modo) e il caso più facile perché si manifesti è quello di un eccesso d'insulina, per massiva produzione da parte del pancreas o perché fornita in eccesso dall'esterno.
Quando un pasto contiene degli zuccheri (quasi sempre), la velocità con cui essi passano dal canale digerente al sangue influenza in modo variabile la modalità con cui l'insulina viene secreta: un aumento della glicemia che sia lento e modulato produrrà una secrezione più lenta e modulata.
Al contrario, un ingresso imponente e veloce di zuccheri porta a una secrezione di insulina più rilevante, tanto che, spesso, si passa rapidamente da una condizione di iperglicemia post prandiale a quella di ipoglicemia reattiva (si tratta di solito di una ipoglicemia "relativa": nel range di normalità, ma verso il basso).
La velocità con cui uno zucchero puro passa nel sangue è definita dall'indice glicemico. Si tratta di un calcolo che confronta lo stesso quantitativo di zuccheri proveniente da alimenti diversi.
Per fare un esempio d'impatto immediato, assumendo 100 grammi di zuccheri di sedano rapa, lo zucchero nel sangue aumenta con una velocità molto simile a quella di 100 grammi di zucchero presi dal riso.

L'indice glicemico del sedano rapa e quello del riso sono quasi gli stessi, ma risulta assolutamente intuitivo comprendere che per ottenere 100 grammi di zucchero di sedano rapa serve mangiarne molto di più di quanto invece non avvenga con il riso, di cui basta consumarne decisamente meno per ottenere gli stessi 100 grammi di zuccheri.
Diventa dunque necessario introdurre un nuovo metodo di valutazione, in grado di calcolare la capacità dell'intero alimento di alzare la glicemia: si tratta dell'impatto glicemico.
Tale valore sarà spesso nettamente differente perché la velocità di passaggio nel sangue degli zuccheri è marcatamente influenzata, tra le altre cose, dal contenuto di fibra, grassi e proteine dell'alimento.
Il riso bianco, che un'altissima percentuale di carboidrati, continuerà ad avere un impatto glicemico molto alto, il riso integrale avrà un valore un po' più basso, grazie alla maggior presenza di fibra, mentre il sedano rapa, che contiene moltissima fibra e acqua a fronte di una percentuale di zuccheri molto bassa, avrà un valore bassissimo.
Lo stesso concetto può essere ampliato e utilizzato, concettualmente, per comporre i propri pasti: mangiare un cioccolatino da solo ha un effetto diverso dal mangiare lo stesso cioccolatino all'interno di un pasto completo che contenga una buona quota di fibra e proteine.
Poiché una delle azioni principali di un eccesso d'insulina (come risposta a un aumento troppo rapido degli zuccheri nel sangue) è lo stimolo all'accumulo di grasso, risulta evidente che scegliere alimenti e combinazioni nutrizionali a basso impatto glicemico condizioni positivamente il mantenimento di una buona forma fisica, agendo per altro anche sul senso di sazietà e sul mantenimento di un buono stato dell'umore (le ipoglicemie reattive non fanno bene né alla fame né allo spirito). Per questo, abbinare sempre una quota proteica a quella di carboidrati, utilizzare con intelligenza i grassi (anche loro abbassano l'impatto glicemico) e scegliere, il più possibile, carboidrati integrali (o quelli contenuti in frutta e verdura, che producono un impatto glicemico tendenzialmente basso) è uno dei modi più semplici, gustosi ed efficaci per aiutarsi a stare bene, sani e in forma.

lunedì 18 novembre 2013

La facile combinazione degli alimenti: schema esemplificativo

Buongiorno cari lettori,
vorrei proporvi uno schema che ho studiato molto semplice per evitare finalmente stati di "spossatezza" ed "acidità" ma soprattutto per capire il perchè la combinazione degli alimenti è così difficile:




Ptialina (amilasi salivare) un secreto delle ghiandole salivari umane -> prima digestione dei carboidrati ->  trasformati in zuccheri più semplici -> glucosio, fonte primaria di energia
Pepsina (enzimi delle idrolasi pepsinogeno) -> i succhi gastrici -> frammenti più piccoli chiamati peptidi -> digestione parziale delle proteine (enzima proteolitico) svolta con l'aiuto dell'acido cloridrico prodotto dalle ghiandole dello stomaco ->un muco che protegge il tessuto muscolare dall'acido cloridrico. Il valore ottimale di pH al quale lavora è attorno a 1,5-3,5, Può venire inibita tramite un aumento del pH sopra 4-5 oppure con l'utilizzo di specifici inibitori.

Le combinazioni tra acidi e amidi

un acido leggero -> distrugge la ptialina della saliva -> digestione degli amidi si arresta.

Le combinazioni tra proteine e amidi

Minima  percentuale di acido cloridrico (0.003%) -> sospensione del processo di divisione degli amidi (amilolisi),
Amidi hanno bisogno di un ambiente alcalino, le proteine di uno acido

Le combinazioni tra proteine e proteine

NON dovrebbero essere mangiati

  • Carne e uova,
  • Carne e noci,
  • Carne e formaggio,
  •  Uova e noci,
  • Formaggio e noci,
  •  Latte e noci, ecc.

 

Le combinazioni tra acidi e proteine

La pepsina agisce solo in un ambiente acido e la sua azione viene interrotta dagli alcali.
Quando vengono ingerite proteine ->il succo gastrico è più acido ( fornisce così un ambiente favorevole all’azione della pepsina)
MA gli acidi inibiscono la diffusione del succo gastrico e quindi interferiscono nella digestione delle proteine -->distruzione della pespsina -> putrefazione

Le combinazioni tra grassi e proteine

Olio nello stomaco-> ritarda la secrezione del succo per un pasto La presenza di grasso nel cibo diminuisce la quantità di secrezione che viene immessa nello stomaco , di pepsina e di acido cloridrico -> diminuizione del tono gastrico fino al cinquanta percento  per due o più ore.
Cibi grassi:

·         burro e panna
·         i vari generi di oli,
·         le salse,
·          le carni grasse
i cibi che normalmente contengono grasso, come le noci o il formaggio o il latte, hanno bisogno di tempi più lunghi di digestionerispetto a quei cibi proteici che non ne contengono.
MA  verdure, specialmente crude, -> annulla gli effetti inibitori del grasso
Se si mangiano insieme grassi eproteine- > limitazione degli effetti dannosi sulla digestione delle proteine,

Le combinazioni tra zuccheri e proteine

Tutti gli zuccheri -> effetto inibitore sulla secrezione di succo gastrico e sulla mobilità dello stomaco -> zuccheri non vengono sottoposti a digestione nello stomaco -> digeriti nell’intestino.  Da soli -> passati nell’intestino. Consumati insieme ad altri cibi, sia alle proteine sia agli amidi, -> trattenuti nello stomaco
In attesa del completamento della digestione delle proteine ed amidi -> fermentano.
Esempi di zuccheri:
·         gli sciroppi,
·         la frutta dolce,
·         il miele

Le combinazioni tra zuccheri e amidi

La digestione degli amidi -> inizia nella bocca ->continua,
nello stomaco.  Gli zuccheri non vengono sottoposti a digestione né nella bocca e né nello stomaco ma nell’intestino tenue  ->producono fermentazione
ZUCCHERI:
·     
·         marmellate,
·        gelatine
·        zuccheri normalmente in commercio (bianco, scuro, di canna)
·         miele,
·         melassa,
·         sciroppi,
AGGIUNTI AD AMIDI:
·         dolci,
·          pane,
·         pastarelle,
·         cereali,
·         patate,
PRODUCONO FERMENTAZIONE