lunedì 14 gennaio 2013

Inventare le malattie

Cosa intendo per “invenzione delle malattie“?

Intendo il dare un nome ben preciso a un insieme di sintomi, in modo poi da poter fornire una cura standardizzata per tutti coloro che sperimentano questi sintomi, cura completamente tesa a “spegnere” il sintomo, disinteressandosi completamente della causa che lo ha scatenato…
Dando un nome preciso all’insieme di sintomi, si crea una malattia, in questo modo il medico alla domanda “che cosa ho?” potrà rispondere “Gastrite” invece di “Una infiammazione della mucosa gastrica… “

La seconda risposta darebbe adito ad altre domande del tipo “ma da cosa è provocata?” invece la prima, “gastrite”, è una risposta definitiva, è una malattia, e nella mente di molte persone, purtroppo, esiste la convinzione che le malattie si prendano senza apparenti motivi, per semplice sfortuna…
Quindi l’unica cosa da fare, quando hai una malattia, è curarla seguendo la cura relativa… Nel caso della gastrite un buon antiacido andrà benissimo…
E in tutto questo processo la vera causa del problema non viene neppure cercata!

Un altro caso interessante è quello del bruxismo.

Ecco come lo definisce Wikipedia:

“Il bruxismo (dal greco βρύκω o βρύχω (brùko), lett. “digrignare i denti“) consiste nel digrignamento dei denti, dovuto alla contrazione della muscolatura masticatoria, soprattutto durante il sonno. Generalmente viene considerato come una parafunzione, ovvero un movimento non finalizzato ad uno scopo. Il digrignamento perdura per 5-10 secondi e, durante la notte, questo evento può ripetersi varie volte. “

Ed ecco identificata la malattia e la sua cura: il bite.

bite bruxismoIl bite è un oggetto di gomma che chi soffre di bruxismo può mettere in bocca prima di addormentarsi, in questo modo quando si troverà a digrignare i denti questi non si usureranno in quanto il bite manterrà le sue ganasce isolate tra loro

E ora ovunque si possono trovare pubblicità del tipo:

“Tu bruxi? Non preoccuparti è normale! Lo fanno milioni di italiani… Devi solo utilizzare il nostro bite e il problema è risolto!”

E così, senza che nemmeno ce ne accorgiamo, dentro alle nostre menti cresce l’idea che il bruxismo sia qualcosa di normale, che noi semplicemente abbiamo la sfortuna di avere, e la soluzione è acquistare un bite. Punto, nient’altro!

    Questa è l’invenzione delle malattie: collegare a un insieme di sintomi che può avere cause diverse una sola soluzione, coltivando l’idea completamente sbagliata che la malattia sia un qualcosa che arriva senza motivo, che arriva per pura sfortuna, che non dipende per nulla dalle nostre abitudini sbagliate!

In questo modo le industrie si assicurano grandi guadagni:
nessuno ha l’interesse a diffondere per esempio la notizia che il bruxismo è causato principalmente dallo stress, che è una manifestazione di rabbia repressa, che lo si può ridurre fino ad eliminarlo, lavorando un poco su se stessi, facendo più sport, imparando a scaricare la rabbia, facendo una piccola meditazione quotidiana etc… Tutto ciò non farebbe guadagnare nessuno! Invece il bite ogni tot mesi è da cambiare in quanto si usura e questo sì che è un ottimo business che tiene legato il cliente per tutta la vita!

Stesso discorso per la gastrite,
è controproducente insegnare alle persone a cambiare dieta, ad evitare i cibi dannosi per la salute, a fare piccole sedute di meditazione per scaricarsi dallo stress della giornata, a perdonare il prossimo per evitare di coltivare acidità dentro di se etc. Molto molto meglio consigliargli un farmaco che dovranno assumere per sempre, farmaco che a lungo andare provocherà nuovi problemi che saranno risolti con nuovi farmaci e cosi via: un business perfetto che si rinnova di mese in mese! ( tra l’altro esistono alternative naturali ai farmaci per la gastrite)

La domanda giusta da porre al medico non è “Quale malattia ho?” ma piuttosto “Da cosa sono provocati i sintomi che sento? Cosa posso cambiare delle mie abitudini per eliminare la causa dei miei mali?“

    Le malattie non ci arrivano a caso, la gastrite non è un virus che aleggia nell’aria, non ci passiamo accanto e zac, iniziamo a soffrire di gastrite… La gastrite è una infiammazione della mucosa gastrica che può essere provocata da numerosi fattori, sui quali però possiamo intervenire eliminandoli!

Quindi la frase “Io soffro di gastrite” è da cambiare in “Io faccio qualcosa che mi provoca gastrite…” c’è una grande differenza

giovedì 10 gennaio 2013

Appunti del seminario Fruttalia Presso BIG SECRET (Via Guastalla 13 Torino)


• L’uomo sapiens sapiens viene inserito nelle categorie tra i vegetariani • L’apparato digerente parte dalla bocca fino all’ano • Non siamo in grado di distruggere le macromolecole della carne in quanto non disponiamo degli enzimi necessari • Noi abbiamo il “dovere” nutrizionale di mangiare cibi vivi e con semi • E’ utile leggere il libro di Armando D’Elia – Alimentazione Umana, miti e realtà • Si pensi solamente che le cause di morte oggi nel “primo mondo” sono: cuore, polmoni, diarrea • La regola per la verità consiste in: +OSSERVAZIONE –RAGIONAMENTO • L’alimentazione non è oggi come oggi un atto intelligente ma istintivo perciò dobbiamo mangiare quando abbiamo fame. • Cosa sono le proteine? Catene di Amminoacidi (cioè sono dei mattoni). Questa catena è aggrovigliata. Quanti amminoacidi mi servono per la proteina? Possiamo creare diverse combinazioni. Il corpo umano, difatti, è formato da 30000 proteine diverse. Ma perchè bisogna mangiarne pochi attraverso la carne? • Appena nati i bambini bevono esclusivamente latte, quindi solo da un alimento. Con questo il neonato crea tutta la sua struttura • Importante pensare che PROTEINAAMMINOACIDO (in particolare dobbiamo prendere il singolo amminoacido per costruire le proteine che mi servono). Quindi che senso ha il consumo di carne se non contiene tutti gli amminoacidi essenziali? • Invece la frutta è un alimento predigerito: contiene acqua (70% circa), fruttosio, sali minerali ed enzimi. Si dice che è predigerito in quanto si ferma pochissimo nello stomaco • Importante pensare, inoltre, che CARBOIDRATI->ZUCCHERI COMPLESSI (solo dopo, in particolare nello stomaco, diventano amidi). Sono dannosi in quanto faccio fatica a scomporli. • Importante anche pensare che il LATTE non serve. Berlo toglierà calcio alle ossa. Perchè questo? L’essere umano non ha la capacità digestiva per il latte ed allora quest’ultimo crea acidità nello stomaco. Questa acidità, se non vengono presi provvedimenti, verrà trasferita nel sangue e produrrà sintomi di malessere. Quindi lo stomaco deve essere il più alcalino possibile. Quindi essendo un organo intelligente andrà a togliere dei minerali, tra cui il calcio, per andare ad alcalinizzarsi. Ma dove viene preso il calcio? Proprio dalle ossa! Ed è per questo che nasce l’osteoporosi. Insomma per mantenere un certo equilibrio bisogna assumere minerali come il Magnesio. Basti pensare solo che in natura il guscio dell’uovo è fatto di calcio ma guarda caso la sua consistenza è definita dal magnesio • Passiamo al discorso relativo alla vitamina B12. Le vitamine, in generale, sono degli acidi. In particolare la B12 è essenziale per la nostra vita. Molti dicono che carne è impossibile assumerla. Addirittura la vitamina B12 che troviamo come integratore può essere estratta dal Cobalto (che è nociva e si trova nei muscoli degli animali). Questo ci fa capire che la vitamina B12 non serve integrarla perchè l’abbiamo internamente. Abbiamo invece bisogno dell’acido folico (che si trova nella verdura a foglia verde) in quanto è un catabolizzante e serve per assorbire la vitamina B12. • Come si può verificare lo stato di tossemia di una persona? Semplicemente attraverso la patina biancastra che compare sulla lingua di prima mattina quando il corpo ha effettuato la disintossicazione. • Ritornando al concetto delle proteine, come si fa a capire il reale fabbisogno oggi? Addirittura nel 1945 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Salute) stimava un fabbisogno di 10g/1Kg, oggi siamo giunti alla verità ossia che ce n’è bisogno solo di 0,3 g/1Kg! Sembrerebbe che gli alimenti ricchi di proteine in natura siano: spinaci, legumi, pomodori e mela! • I vegetariani, rispetto ai vegani, hanno una “pecca”, ossia il consumo di pasta che comunque è nocivo per il nostro sistema digestivo. Ma anche il riso BIANCO non è da meno! Difatti quest’ultimo è molto ricco di amido. Si pensa addirittura che quando venga masticato emetta tossine di difesa e queste vengono scaricate a livello di diarrea. • Per vivere chiaramente abbiamo bisogno di energia. E’ la nostra benzina. Ma il nostro organismo è una fabbrica di stoccaggio, ossia i rifiuti (o il cibo in eccesso) viene depositato per esempio sotto forma di grassi o addirittura sulle articolazioni. Perchè inoltre compare un senso di spossatezza quando ho concluso di mangiare? Perchè quando digerisco, tutta l’energia è incentrata sul sistem digerente. • Da dove proviene la flatulenza? E’ una reazione interna di gas dovuta principalmente ad un eccesso di muco nell’intestino. Attenzione, il muco serve come protezione per lo stomaco altrimenti di brucierebbe con il suo stesso acido. Quando però si ha un eccesso di muco ed ho anche tossine, queste ultime vengono bloccate dal muco e generano all’interno dell’organismo uno stato di malessere. • Diffidate dagli integratori di vitamine! In quanto non vengono propriamente assimiltati e quindi vengono eliminati attraverso le urine. • PASSAGGI UTILI PER DISINTOSSICARSI: 1. ELIMINO LA CARNE 2. OSSERVO CHE SUCCEDE 3. ELIMINO UOVA E FORMAGGIO 4. ELIMINO CEREALI 5. ELIMINO LEGUMI 6. MANGIO FRUTTA E VERDURA • Come posso fare una corretta autodiagnosi? Solo con il digiuno (meglio nel periodo di vacanza in cui si è più rilassati). Sarebbe meglio solo acqua per almeno 3 giorni. Poi osservo la mattina il colore della mia lingua. Se la patina che si forma è scura significa che ho un eccesso di consumo di carne. Nel caso risulti essere bianca ho un eccesso di amido nel corpo e quindi di muco. • Cos’è la Leucocitosi digestiva? È una malattia che è dovuta all’innalzamento dei globuli bianchi (leucociti). Significa che c’è un’infezione in atto. • Comunque, per chi diventa vegano fruttariano è sempre consigliabile mangiare un frutto per volta ma verdura a volontà in quanto è neutra. • Ricordarsi inoltre che i cosiddetti “crampi allo stomaco” non indicano il vero senso di fame. In questo caso è solo il corpo che attraverso il sistema digerente sta creando un eccesso di muco per il trasporto di sostanze tossiche. L a vera fame inizia dalla bocca con la salivazione.

mercoledì 9 gennaio 2013

Il digiuno terapeutico


La parola digiuno non passa mai inosservata e il suo significato evoca sempre emozioni e pareri contrastanti. La cosa certa è che molti sono i luoghi comuni che cercano di screditare questo efficace strumento di guarigione fisica e mentale utilizzato da sempre in tutte le culture. Ridurre l’assunzione di cibo fino alla sospensione totale (temporaneamente) è un atto che facciamo d’ist into quando non stiamo tanto bene. Molti animali quando sono feriti o ammalati rifiutano il cibo per curarsi e guarire prima. Il concetto di cura è insito nel digiuno che in effetti è in grado di portare sollievo a molte malattie croniche e degenerative, e ad una molteplicità di disagi fisici, primi fra tutti i disturbi digestivi, le intolleranze, il sovrappeso e l’obesità . Opinioni contrarie al digiuno dicono che è inutile e pericoloso perché attraverso di esso non si bruciano grassi, ma si perdono solo proteine e quindi muscoli. Di solito questa critica viene sempre accompagnata da un’altra che spaventa ancora di più: dopo il digiuno si riprendono tutti i chili persi con gli interessi; non con le proteine ma con il grasso! Il meccanismo sarebbe il seguente: digiunando non si introducono zuccheri e siccome il cervello funziona a glucosio, l’organismo, per averne, attiverebbe un meccanismo di sopravvivenza chiamato gluconeogenesi, che come dice la parola stessa, serve a creare nuovo glucosio attraverso, però, lo smantellamento delle proteine (muscoli). Documentandomi ho inteso che questo meccanismo certamente esiste, ma può insorgere solo nei digiuni totali molto prolungati e senza i dovuti accorgimenti. Le cose, in realtà, stanno un poco diversamente. Dal momento che gli zuccheri non sono più introdotti con il cibo, l’organismo attiva un meccanismo di sopravvivenza generando una sostanza, a partire dallo smantellamento dei grassi, che va a sostituire egregiamente il glucosio. Il meccanismo si chiama chetogenesi, e la sostanza prodotta è il D-beta-idrossibutirrato, un componente dei corpi chetonici. Uno studio pubblicato nel 1981 e consultabile su PubMed, il sito che raccoglie la letteratura medico scientifica mondiale, afferma che “l’adattamento metabolico dell’uomo al digiuno, semidigiuno e restrizione dei carboidrati è un meccanismo complesso e coinvolge ormoni, substrati e tessuti. In particolare, la produzione di chetoacidi, acido beta-idrossibutirrico e acido acetoacetico, per sostituire il glucosio come principali carburanti per il cervello dell’uomo a digiuno, rappresenta la chiave di svolta per il risparmio proteico”. Un altro studio del 2001 afferma che “la chetosi, caratterizzata dall’aumento nel sangue di D-beta-idrossibutirrato e acetoacetato, è il principale meccanismo chiamato in causa per la sopravvivenza dell’uomo a digiuno, in quanto i chetoni rappresentano substrati energetici cerebrali alternativi al glucosio e proteggono i muscoli dalla degradazione necessaria per la sintesi di glucosio”. Inoltre, continua lo studio, “sorprendentemente il D-beta-idrossibutirrato rappresenta anche una più efficiente risorsa di energia per il cervello, per unità di ossigeno”. Nello studio si fa riferimento anche al fatto che i chetoacidi possono avere utilità per contrastare il danno da radicali liberi, cosa che giustificherebbe l’aspetto disintossicante e rigenerativo dei digiuni. Ho letto che nel 2003 altri ricercatori hanno pubblicato l’ennesimo studio in cui in un organismo a digiuno “il D-beta-idrossibutirrato, sostituisce il glucosio come carburante principale per il cervello, riducendo la sintesi di glucosio dal fegato e dal rene e permettendo, in tal modo, il risparmio dei precursori, gli aminoacidi di origine muscolare. In questo modo un uomo di 70 chili sopravvive al digiuno per due-tre mesi, invece di alcune settimane, mentre un uomo obeso può sopravvivere molti mesi. Senza questo meccanismo metabolico adattativo l’Homo Sapiens non avrebbe potuto sviluppare una massa cerebrale così abbondante. Studi recenti hanno dimostrato che il D-beta-idrossibutirrato non è un semplice carburante, ma un supercarburante, dotato di maggiore efficienza nel produrre ATP rispetto al glucosio e agli acidi grassi. Come si comprende facilmente, quindi, spesso sentiamo sui digiuni affermazioni contrarie solo da parte di chi, evidentemente, non solo non ha mai vissuto l’esperienza di un digiuno volontario, ma nemmeno lo ha mai visto fare. Probabilmente non ha neanche mai parlato seriamente con qualcuno che lo ha fatto o con qualche medico o terapista esperto di digiuni. Un’altra cosa su cui è bene chiarirsi è che c’è una grande differenza fra un digiuno volontario (scelto liberamente) ed un digiuno imposto. In caso di imposizione (povertà, carestia, guerra, disastro ambientale, interventi chirurgici e ospedalizzazione, preparazioni ad esami clinici, ecc..), nella mente e di conseguenza nel corpo della persona comune, non si attivano gli stessi processi emozionali ed ormonali che si attiverebbero nel digiuno praticato per libera scelta. In questo ultimo caso, il digiuno è sostenuto da motivazioni che possono essere diverse ma che sono comunque riconducibili a scopi di disintossicazione, guarigione, dimagrimento, superamento di periodi difficili della vita, autodisciplina mentale, superamento degli schemi di at taccamento al cibo, meditazione e ricerca spirituale. Anche se digiunare di per sé non significa automaticamente evolversi spiritualmente, essere contrari al digiuno a priori, e senza conoscerlo, è certamente indice di pregiudizio e chiusura mentale. Il digiuno è uno strumento potente che va usato con sapienza perché altrimenti a volte può portare anche ad indebolirsi, specialmente quando la pratica viene svolta senza i presupposti della giusta motivazione, della buona tecnica e senza possedere i requisiti fisici richiesti.

La mia nuova vita da "Yogino"


Alla veneranda età di 29 anni non pensavo di ritrovarmi qui nello scrivere un “trattato” sulle similarità tra la disciplina Yogica e l’alimentazione prevalentemente crudista. Affermo ciò in quanto se dovessi solo pensare a circa 3 anni fa non avrei nemmeno immaginato di essere così positivamente coinvolto in questi ambiti così facili da essere criticati all’occhio del “popolo” ma così affascinanti per me. La mia vita si può definire come un “uragano” di eventi. Molti positivi, molti interpretabili ed altri non proprio felici. Ma come menzionato prima siamo qui, in questa vita, per perseguire sotto la guida di un Karma, delle esperienze che costruiranno la nostra “forma mentis”. E proprio di questo vorrei parlare, ossia di come è possibile oggi con un grado di consapevolezza maggiore cambiare credenze ed evolversi possibilmente verso una vita o uno stile di vita più consapevole. Ultimamente sento sempre di più la frase “siamo quello che mangiamo” ed onestamente mi permetto di dare assolutamente ragione visto che l’ho “provato sulla mia pelle”. Il modo in cui mangiamo, la quantità che assumiamo, la frequenza con cui ci sforziamo di mangiare contribuisce al nostro stato di salute generale oltre che al nostro rapporto con gli altri. Nelle mie ricerche non cerco assolutamente un “elisir di lunga vita”, bensì una vita per vivere in maniera dignitosa questa vita nel rispetto del nostro “compagno corpo” e verso gli altri. Esiste una regola, che citerò successivamente nella trattazione che afferma V=F-O dove V: Vitalità , F=Forza , O= Ostruzione Non voglio fare il matematico, ma tengo solo a precisare come questa banale formula da un punto di vista biologico abbia un fondamento inequivocabile (un pò come la Legge di Ohm per gli ingegneri). Difatti, senza un corpo perfettamente (parola ideale) pulito o libero da eventuali intossicazioni ed inquinamenti è difficile che ci sia la giusta connessione con la mente che porta in questo dualismo alla ricerca della spiritualità e del divino. La tesi vuole trattare in maniera inscindibile come sia necessario fare attività fisica, ancora meglio un’attività che stimola in maniera sana tutti gli apparati e sistemi interni (tra i quali quello endocrino) ed un’alimentazione precisa per l’individuo o quantomeno adatta alla vera natura dell’uomo. Pensate stia facendo il “venditore” o il “saputello”? Lo pensavo anche io quando, anni or sono, si voleva proporre la stessa idea nei miei confronti. Praticare Yoga? Mah, è un pò da femmine. E’ troppo lento. Non sviluppa un bel nulla. E poi io amo l’azione, agire, stare “sul pezzo”. Mangiare vegetariano? Possibile che il solo “verde” può nutrirti? E se diventi come le modelle? Anoressico? E poi le proteine? Dove sono? Meditare? No, non ce la faccio. Mi addormento. Sono troppo preso dalle mie “cose”. Poi mi distraggo facilmente. Digiunare? No, ma stiamo scherzando? Io che sono nato nel “primo mondo” dovrei essere onorato a mangiarmi ovunque mi trovo un bel panino con la mortadella o una fettona di panettone. Sono tutti degli estremisti queste persone! E’ proprio vero come si può cambiare modo di vedere le cose solo sbagliando! Da anni ho praticato atletica leggera, arti marziali e poi palestra. Mi è sempre piaciuta l’attività fisica e forse era anche una via per “sfogare” l’aggressività. Anche la postura (e non ben trascurabili problemi di salute) demarcano questa cosa. Volevo la prestazione al massimo, ero portato a “gonfiare il muscolo” per mostrarlo al pubblico e mi allenato intensamente dai 3 ai 5 giorni alla settimana. Ero un cultore delle diete IPER-proteiche a basso valore di carboidrati, inserendo (vuoi anche per discendenza meridionale) frutta e verdura (in quantità accettabile). Ero sempre in viaggio per affari, quindi qualche volta mi capitava di dover mangiare di fretta e per non perdere Kg di massa muscolare ricorrevo spesso ad integratori commerciali. L’attività fisica non mi lasciava pace, era oramai un intenso stress; un richiamo quasi all’attenti, a non mollare ad essere duro. Viaggiavo da New York a Saigon, non escludendo che non era un viaggio di piacere ma una vera e propria arte di comunicare concetti tecnici a persone di altri paesi in una lingua franca come l’inglese. Lo stress mi ha portato, alla fine a problemi seri come “prolasso rettale” e “bruxismo” oltre che un calo estremo di vitalità. Pensavo fosse solo il fuso orario, invece era proprio il modo in cui vivevo. E’ divertente come l’uomo moderno si curi a seguito di malattie, andando a sopprimere questo sintomo importante e non “scovando” la causa di tutto ciò . Di Yoga non se ne parlava. Si, avevo avuto un approccio interessante con la filosofia Buddhista e con il Tai Chi, ma mai di Yoga. Tutto successe nel Marzo del 2008, quando mi trovai nel Karnataka (regione a Sud dell’India con capitale Bangalore). Incontrai per lavoro una persona a cui oggi devo tutto a quella “spintarella di consapevolezza” che mi ha permesso d’immergermi nell’”acqua della vita”. Si chiamava Arjun ed era un uomo sui 35 anni il quale non era laureato ma si trovava nel mondo delle telecomunicazioni quasi per caso. Viveva lontano dalla famiglia (che si trovava a Calcutta) e viveva in una camera da 25mq (non sto scherzando) con un altro ragazzo, Saurabh. Viveva di Chapati, Daal sia a colazione, pranzo e cena. Qualche volta riusciva anche a trovare una sigaretta da fumare. Insomma, potrebbe essere come i nostri amati parenti del dopoguerra. Ma è diverso. Lui aveva quello che noi non riusciamo a volte a tirare fuori: la coscienza di percepire la vita. Dopotutto che cos’è la vita? Mah. E allora se la tua risposta è “mah”, vivila giocosamente senza porti troppi limiti o, ancora peggio, troppo attaccamento! Non pensare a domani, non “rimuginare” il passato ma come disse Arjun “now is forever”. Così insieme, nel fine settimana, mi portò a Mysore dove conobbi “Art of Living” e la disciplina Yoga. Rimasi esterrefatto al punto di quasi non credere a tutto quello che mi dicevano. Sembravano troppo astratte le loro parole. Ma alla fine pensai: perchè devo sempre giudicare come fa la massa? Perchè non lasciare che il mio spirito possa svegliarsi ed entrare in contatto con questa energia collettiva? Così decisi di fermarmi 2 settimane e di approfondire la pratica Yoga composta principalmente da Otto Stadi (o Anga). Dato che in pochi giorni ero “ferrato” nelle Asanas principali, mi fu detto di concentrarmi sul controllo del respiro e concentrazione perchè non lo ero affatto. Io? Dopo anni d’insegnamento nelle telecomunicazioni mi viene detto che ho questi difetti? Eh sì avevano ragione. Pian piano acquisii piccoli frammenti di conoscenza dello Yoga e di ritorno verso Bangalore per Milano, l’addio con Arjun fu contornato da qualche lacrimuccia. Ma ancora il viaggio era lungo. Cominciai a leggere di Van Lysebeth e di Baba Ramdev e quindi scoprii meglio la pratica delle Asanas e del Pranayama. Pensavo di sapere tutto ed invece era solo la base che mi potrebbe portare al traguardo della coscienza cosmica e della consapevolezza. Così decisi, dopo pratiche individuali, di approcciarmi allo Yoga in maniera “prepotente”. Avevo delle risorse finanziarie così decisi di partecipare ad un corso “Insegnanti Yoga Intensivo di I livello” presso “Associazione Samadhi” a Firenze, gestita da Jacopo Ceccarelli. E da qui è solo storia. Mi si è aperto un mondo relativo alle Asanas, alle pratiche di Respirazione ma non ultimo di Meditazione. Questo è faticoso, ma lo sto portando avanti ancora oggi con entusiasmo e devo ammettere con qualche rinuncia. Ma il tutto è stato ben “farcito” con un grado di consapevolezza maggiore sull’alimentazione, approfondendo gli studi con Marco Martorana (il quale ha anche seguito un corso intensivo insegnanti Yoga con me) e i libri di Arnold Ehret e di Fruttalia. Seguendo i loro consigli e praticando in maniera costante ma evitando di sforzare la mia mente (ossia di non usare la parola DEVO, bensì voglio perchè posso), ho cominciato prima a praticare l’Asthanga Vinyasa Yoga (importante evidenziare il fatto che sia un Vinyasa, ossia una successione di movimenti che creano energia, perchè per Asthanga Yoga s’intende il più antico insegnamento basato su ben otto stadi, ossia su Angha, che vanno al di fuori di una singola pratica Asana mista a Pranayama. Utile per un approccio più fisico allo Yoga, ma impossibile a mio parere da mantenere come unica via per raggiungere un certo grado di consapevolezza mentale. Quindi a seguito di una pratica costante ed abbastanza duratura (un anno e mezzo) decisi di seguire profondamente gli insegnamenti del Tantra Yoga Ananda Marga proposti dal “mio maestro” Jacopo Ceccarelli di cui non posso che rispettare il suo modo di aver approfondito pratiche così delicate, rimanendo anche per un periodo sull’Himalaya diventando monaco Yoga Tantra. Ogni volta che praticavo gli “stadi più bassi” (Yama, Niyama) diventavo sempre più lucido e consapevole. Quando praticavo gli “stadi intermedi” (Asanas e Pranayama) il mio fisico diventava sempre più flessibile e “caldo”, pronto per le intense giornate lavorative ed extra. Quando “ho cominciato a praticare stadi più elevati, di livello mentale (per ora Pratiyahara)” il mio stato di coscienza è stato risvegliato ed ho incominciato a vedere cose che prima non riuscivo a percepire. Tutto questo doveva essere seguito da una disciplina alimentare che prima non notavo, ma che ora immagino sia del tutto fondamentale. Il mio scopo sara quindi molto chiaro. Proporvi una visione semplice e meditativa sul nostro “carburante” più importante, ossia l’alimentazione. Questo con l’intento di sfatare certi miti e distogliere la mente (e quindi non il fisico) dall’attaccamento verso il cibo vivendo l’approccio con quest’ultimo il più naturale e semplice possibile. Una volta acquisiti i concetti più importanti sull’alimentazione, guidarvi alla pratica di diverse ma principali tipologie di Yoga che serviranno a far crescere sia il corpo che la coscienza. Concludo lasciandovi con una frase: mens sana in corpore sano.